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A tratti riflessione universale in versi a tratti autobiografia poetica, L'estraneo perfetto si presenta come una raccolta lirica intensa e variegata. Con un linguaggio essenziale l'autore dipinge un viaggio, sospeso «fra passato e futuro», alla riscoperta del Sé e alla scoperta del mondo. È un percorso di scavo all'interno della propria emotività, alla ricerca delle «amorose radici» familiari, è la cronaca di una evasione impossibile che penalizza chi non riesce a rinunciare alla fantasia, è il resoconto del confronto con gli «orchi del cuore» che ognuno di noi incontra nella vita. Ed è infine, se non soprattutto, il ritratto di uno scrittore che si guarda allo specchio: il Poeta è sì un «invisibile» costretto ad adattarsi al «tempo pallido» della Prosa, ma è anche un ribelle che vive dell'«eterno altrove» dell'immaginazione, destinato, come la fenice, a risorgere «di felicità sempre più affamato/di felicità sempre più feroce».